Messico: Pinne & Spine - parte 4: Juan Miguel Artizas Azas, Deserto
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di Francesco Zezza

Per concludere: qualche nota sulla fish-room – di allora - di Juan Miguel Artigas Azas…

16.04.02: San Luis Potosì: JMAA ha nella sua fish-room qualcosa come 5.000 (!) litri d’acqua dedicati, quasi esclusivamente, a qualsiasi tipo possibile di pesce Centro Americano! Molti sono esemplari veramente notevoli, altri ancora sono estinti in natura. Una vasca da 800 litri – all’epoca ci nuotava tra l’altro una coppia di Paratilapia polleni – fa(ceva) bella mostra di se in salotto!


JMAA si destreggia in un cambio d’acqua extra, a dispetto del fatto che tutta la stanza ha un sistema di cambio continuo!

 

Il dettaglio di una vasca, sopra: il pesce al centro è un imponente maschio di Torichthys aureum.

 

E sempre dalla fish-room: tecnica di lavoro sul campo.

Ecco come si “gestiscono” gli esemplari raccolti (siamo al ritorno da un’escursione): si aprono i contenitori termici (quello bianco di cui, in basso, si intravede il coperchio) e si estraggono i barattoli (sono visibili allineati ordinatamente sopra la vasca) e ci si prepara al … “rilascio”.


Ovviamente ogni barattolo contiene un solo esemplare (se adulto) o più giovanili della stessa specie e dello stesso luogo di raccolta. Le informazioni relative (esempio chimica dell’acqua) sono – di solito – annotate (con etichetta adesiva) sui barattoli stessi, mentre ulteriori dettagli sono annotati a parte. Una gestione siffatta aiuta a diminuire lo stress, contenere le perdite e NON MENO IMPORTANTE ad avere un esatto controllo della situazione sapendo “cosa” si introduce in “quale” vasca.

Al rientro di una o più giornate impegnative è – senza meno – un carico di lavoro extra ma anche così si evitano ibridazioni strane ed incontrollate. Tutti dovrebbero lavorare con un simile “protocollo”

 

Per finire: come invito A MEDITARE …

Xenoophorus captivus “Illescas”: questo goodeide originario del Messico è ormai ESTINTO in natura. Gli esemplari in foto provengono dalla fish-room di JMAA, che è in possesso di una delle ultime colonie esistenti al mondo. Ho avuto il grande privilegio di ospitarlo a lungo, e riprodurlo, nelle mie vasche (dove la foto è stata scattata) e la tristezza – poi – di vederlo spegnere in seguito alla già menzionata “ondata di calore” (estate 2003, credo …). Ricordate: EXTINCTION IS FOREVER!

 

Andiamo oltre la fish-room ed i suoi, per altro pregevoli, ospiti! Ne vale la pena … anche la green-house, per non citare i vasi di cactus alloggiati ovunque in giardino ed in casa, è veramente grande e mostra tante specie che andremo a “vedere” dal vivo ….

San Luis Potosì:

Dalla “Green-House”, come introduzione: una bella una fioritura di una specie di Echinocereus sp.

Ancora dalla “Green-House”: un'altra fioritura. Questo è un esemplare di Escobaria sp

 

C) Il deserto Messicano (Matehuala, il deserto di Chihuahua ed in generale le piante xerofite)

Dopo lo snorkelling a Media Luna (a testimonianza ulteriore che in natura tutto è correlato ed “interdipendente”; anche se a noi talvolta fa più comodo NON vedere), siamo saliti su una collina dietro la sorgente stessa cercando cactus: oltre il forte contrasto ambientale si è rivelata una camminata molto impegnativa, spine e sassi roventi a piacimento …


Media Luna: Cactus sulle colline circostanti.

 

20.04.02: (San Luis Potosì, 09.00 a.m.): I nostri amici stanno già viaggiando verso casa, mentre noi ci muoviamo verso Matehuala (lungo la “Carrettera 57” che da Città del Messico va verso gli USA, a nord). Secondo JMAA, Matehuala è la “Capitale Mondiale dei Cactus” con le zone circostanti che diventano sempre più aride man mano che entriamo nel deserto. Troviamo infinite “succulente” (un nome meno tecnico per indicare i cactus e non solo), molte delle quali in fiore. Infine siamo sul campo, la temperatura è elevata, siamo intorno ai 40 °C.

Ed ecco Matehuala: è ormai sera (proprio ora sono le 18.35) ... sento un bruciore agli occhi come se avessi della sabbia in viso … mi fa male tenerli aperti. Che sta succedendo? Devo dire che fotografare Cactus è stata l’esperienza più “selvaggia” della mia vita! Domani sarà il nostro ultimo giorno in Messico.


Matehaula (città): Stefania ripresa accanto alla macchina di JMAA.

 

21.04.02: Notte da dimenticare in Hotel. Ho sentito freddo (forse un’insolazione dal giorno prima?) e ho risolto con due aspirine e una coperta di lana! Non sto bene oggi … ma è l’ultimo giorno e non posso mollare! A dispetto dei pantaloni lunghi, maglietta, cappello e occhiali mi rendo conto di aver avuto una brutta esperienza con il sole: non mi aspettavo potesse essere così dura.

Deserto di Matehuala: un notevole esemplare di Ferocactus sp. (F. pilosus?)

Deserto di Matehuala: un gruppo di Opuntia “fiore rosso”, di cui ignoro l’esatta classificazione.

Deserto di Matehuala: come appare realmente.

 

Dopo altre analisi di siti in cui è possibile reperire cactus abbiamo visitato velocemente il villaggio fantasma di Real de Catorce (immortalato, mi dicono, in un film hollywoodiano di cassetta).


Real de Catorci (vista)


La cosa più incredibile – il più vivo ricordo che porterò con me - nel deserto è senza dubbio il silenzio! Se sei così attento, e capace, da saperlo ascoltare … è così intenso che può, addirittura, dare fastidio! Poche macchine frettolose corrono lungo la strada,le mosche non danno tregua ed intorno tutto il resto è silenzio, caldo e spazi immensi che si perdono a vista d’occhio!


Deserto di Matehuala: la lunga strada che ci riporta –per l’ultima volta- a S. Luis Potosì.

La conclusione, nostro malgrado …

Il nostro viaggio nella Huasteca termina oggi. Facciamo un riassunto di quello che abbiamo visto:

L’ambiente è eccezionale (meriterebbe forse un maggior rispetto) e straordinario nella varietà biologica; rapidamente si passa dal deserto ad una rigogliosa – verdissima – foresta con tutta una varietà di zone “intermedie” parimenti interessanti.

I locali sono gentili, caldi e amichevoli, sebbene nella zona sia diffuso lo spagnolo ci sono state alcune difficoltà linguistiche.

Considero l’area sicura da un punto di vista del turista, dato che JMAA non temeva furti o altro più di tanto.

Non abbiamo fatto immersioni, ma gli specchi d’acqua sono eccellenti, per varietà biologica ospitata.

Ho avuto l’opportunità di rivedere e approfondire – confrontandomi in prima persona con un reale conoscitore di queste zone - vari aspetti sui pesci dell’area.

La pesca avrebbe potuto essere più interessante (sia per i ciclidi che per i pecilidi, e mi spiace aver mancato Xiphophorus montezumae).

Terrò – in me - un bellissimo ricordo dei questo Messico così lontano dalle rotte turistiche ortodosse.

Tornati per l’ultima volta (speriamo solo per questo viaggio) a S. Luis Potosì affrontiamo la consueta routine: bagagli, spese, altri souvenir e tanti arrivederci con la promessa di rivedersi prima o dopo …

Poi l’aeroporto, la dogana, Mexico City, Madrid, Roma: è la “triste” cerimonia del ritorno. Dopodichè a casa tutto quello che abbiamo vissuto ci rimane dentro ed i ricordi, le sensazioni, i profumi, le voci, le musiche … riaffioreranno lentamente nel fluire del tempo. Ma adesso, ancora una volta, è GAME OVER!!!

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